dal Corriere della Sera.

 


«La morte di mio marito? E' servita a qualcosa»

ROMA — La signora Paola si metterà davanti alla tv per il ritorno dei soldati da Nassiriya. Dice che le viene da piangere «già ora al pensiero che vedrà tornare loro e non i nostri.....». Di là, nella casa di Livorno, c'è il figlio Pietro, che ha 29 anni e fa il carabiniere. Per lui, il giorno dell'attentato è stato come un colpo dì ghigliottina, perché a ogni passo si consigliava con il padre, lo ascoltava. Allegra, l'altra figlia, ha 24 anni, è impiegata in questura, ha ancor più difficoltà del fratello a fare i conti con la scomparsa del papa. «Almeno, se lo sono goduto un pò. I bimbi piccoli delle altre vittime, invece, non avranno neanche ricordi».

      Paola è la vedova del "nonno» di Nassiriya, maresciallo Enzo Fregosi, che aveva 56 anni il 12 novembre 2003, quando un camion con trecento chili di tritolo si lanciò contro la base «Maestrale»: 19 italiani uccisi. Paola Coen Gialli appartiene a una solida famiglia ebrea livornese, è una sessantenne distinta, sottile. Sta per uscire, obiettivo Pisa, «in missione»: «Lo so cosa mi chiederete oggi, nel giorno del "ritorno a casa". Mi chiederete: è servito a qualcosa? Io rispondo che spero proprio di sì. Anzi... ne sono certa». A cosa pensa?
«Penso a tutta quella gente che è andata a votare. Penso all'acqua di fogna che bevevano prima e all'acquedotto che hanno ora. Ci ha lavorato anche mio marito. E poi? L'ospedale pediatrico di Nassiriya: Enzo riuscì a farlo rifornire di medicinali, a fare arrivare un'incubatrice. Magari sono cose piccole, rispetto alle,notizie negative...».
                                                                                           
     

Il maresciallo Enzo Fregosi, 56 anni, morto il 12 novembre 2003 a Nassiriya

     

     Enzo Fregosi, il «nonno», è quello calvo, con gli occhi azzurri e i baffoni neri, ma quand'è morto si era fatto crescere pure la barba. I colleghi del Gis, le «teste di cuoio», lo chiamavano Frank. Dicono che in borghese gli piaceva fare l'elegantone, aveva una serie di spille da cravatta.

    Quella mattina. San Giosafat, Paola era in bicicletta sul lungomare. Sì avvicinò un collega del marito, disse:  «Torna a casa, dobbiamo parlare», Paola passò davanti alla caserma dei carabinieri. Le venne incontro il generale Leso, Paola capì che era successo qualcosa. «Fino ad allora sono stata una madre, una moglie. Da lì, sono diventata una vedova di Nassiriya. E sono finita addirittura in un'avventura politica». Lista di centro-destra amministrative 2004, «Amare Livorno», con tanto di minacce di morte da certe "Cellule di offensiva rivoluzionaria». «Venni eletta in circoscrizione, ma non voglio più saperne. Sono una codarda, mi sono ritirata».


     Tutto, dice la signora Paola, cominciò con un grande entusiasmo: «Enzo era stato tra i fondatori del Gis, aveva, anche affrontato la rivolta nel carcere di Trani. Era stato paracadutista, e comandante del Nucleo antisofisticazioni. Gli mancava una missione all'estero a me sembrò una cosa meno pericolosa delle altre». Entusiasta. «Per quattro mesi non mi ha trasmesso nulla di negativo (anche se non è abitudine dei carabinieri raccontare del loro lavoro...). L'unica critica era per la temperatura. "Come stai?", chiedevo. E lui: "Mi è passata
la gastrite. Mi sento utile..."».  La vita di Paola, in un istante, è cambiata. «E cambiò anche la missione. Enzo e gli altri stavano in mezzo alla gente, senza giubbetto antiproiettile...". Paola firmò — marzo 2005 — con le vedove Ragazzi, Merlino e Cavallaro una lettera al presidente Ciampi su certe parole dure dì Giuliana Sgrena, sulle medaglie d'oro negate, sui punti poco chiari dell'attentato. E con altre sei
famiglie si è costituita parte civile nelle inchieste. Ma parla del «grande affetto della gente», di «quel giovane che mi ha fermato l'altro ieri alle poste e mi ha detto: "Signora, io lavoro in banca, non ho avuto mai coraggio, ma quando morì suo marito decisi di arruolarmi nell'Arma. Però, non ho superato il concorso..."». Parla delle telefonate che ogni giorno scambia con altre cinque vedove. «Certo, ci
sono anche i momenti in cui qualcuno grida "10-100-1000 Nassiriya"».

     La signora Paola parte per Pisa, va a casa del parà Nicola Ciardelli, morto nell'attentato dello scorso aprile: «La mamma di Nicola ha la mia età, la moglie Giovanna potrebbe essere mia figlia...».

                                                                                                                                                                               Andrea Garibaldi