dal Corriere della Sera.it

 

Gruppi vicini ai centri sociali protagonisti della marcia per la Palestina

Roma, al corteo slogan su Nassiryia e fantocci di soldati italiani bruciati

Diliberto accusa: «Sono nemici della causa palestinese». Bertinotti: «Frasi indicibili». A Milano invece la manifestazione per la pace si è svolta senza incidenti e provocazioni

Al corteo romano sono stati dati alle fiamme fantocci raffiguranti soldati israeliani, americani e italiani (Ansa)
Al corteo romano sono stati dati alle fiamme fantocci raffiguranti soldati israeliani, americani e italiani (Ansa)

MILANO - Hanno preso due strade completamente diverse le manifestazioni per la pace in Medio Oriente a Roma e a Milano. Nel capoluogo lombardo migliaia di persone (50 mila secondo gli organizzatori) hanno sfilato pacificamente da Porta Venezia a piazza Duomo con gli slogan «Due popoli, due stati», «Obiettivo comune pace e giustizia in Medio Oriente» e «Palestina Israele due popoli due stati, stessa dignità, stessi diritti, stessa sicurezza». Presenti Moni Ovadia e l'attrice Ottavia Piccolo, i segretari nazionali della Cgil e della Cisl, Guglielmo Epifani e Raffaele Bonanni. Intervento finale del presidente della Provincia Filippo Penati. Alla manifestazione ha partecipato anche l'ambasciatore palestinese in Italia, Sabri Ateyeh, che ha detto di aver «scelto di venire a Milano perché questa è una manifestazione unitaria e coincide con le nostra aspettative, cioè due popoli e due stati che vivono in pace». Il corteo romano (20 mila persone secondo gli organizzatori) è stato invece segnato da episodi che hanno immediatamente scatenato polemiche e critiche da entrambi gli schieramenti politici.

CORTEI PER LA PACE IN MEDIO ORIENTE

 

FANTOCCI BRUCIATI - Tre fantocci raffiguranti un soldato israeliano, uno italiano e uno americano sono stati dati alle fiamme lungo i Fori Imperiali al grido di «Israele brucerà». Il manichino italiano indossava una bandiera tricolore con il fascio littorio. Autori del gesto alcuni esponenti dei centri sociali che guidavano la testa del corteo promosso dal forum Palestina libera con lo slogan «Solidarietà al popolo palestinese», partito da Piazza della Repubblica e concluso a piazza Venezia. Non sono mancati momenti di tensione, con le telecamere che cercavano di riprendere l’improvvisato falò e i giovani con le kefiah che tentavano di impedirglielo con spintoni e urla. Si sono sentiti anche altri slogan, come l'ormai tristemente noto «Dieci, cento, mille Nassiriya», «L'unico tricolore da guardare è quello disteso sulle vostre bare», «Prodi boia». Immediata la presa di distanza del segretario del Pdci, Oliviero Diliberto, che ha partecipato alla manifestazione romana: «Chi grida quegli slogan e chi compie quei gesti è un nemico della causa palestinese» ha detto.
GLI SLOGAN - Centinaia le bandiere che hanno sventolato a Roma: per la maggior parte palestinesi, ma c'erano anche quelle del Movimento per la Costituzione del Partito Comunista dei Lavoratori, dei Cobas, del Pdci e di Rifondazione Comunista. E poi gli striscioni: i Cobas si sono schierati «Con la resistenza irachena e palestinese»; i centri sociali «contro la guerra imperialista al fianco dei popoli in rivolta»; più moderata la posizione del Pdci che chiede il riconoscimento per Israele e Palestina «di due popoli, due Stati». Diversi i manifesti contro la Telecom che criticavano i rapporti della società con Israele («Telefoni rosso sangue»). Lo slogan che si è sentito più frequentemente è stato «Palestina libera, Palestina rossa».
FASSINO: «CONTRIBUTO GENEROSO» - «Un contributo importante e generoso contro la violenza e il terrorismo e per una pace in Medio Oriente fondata sul principio due popoli, due Stati due democrazie». Così il segretario Ds, Piero Fassino, ha espresso la sua soddisfazione per il successo della manifestazione di Milano. «Il fatto - ha aggiunto - che tantissima gente, e tra loro moltissimi giovani, abbiamo sfilato per invocare pace e dialogo è la conferma di quanto largo e convinto sia il consenso di una vasta opinione pubblica all'esigenza di rimettere in moto un processo di pace capace di liberare il Medio Oriente da violenza, guerra e terrorismo e di assicurare finalmente a israeliani e palestinesi la soddisfazione dei loro diritti. Ed è un forte incoraggiamento al governo italiano e all'Unione europea ad agire, come è avvenuto in Libano, per realizzare stabilità e sicurezza in quella tormentata regione».
Il leader di An, Gianfranco Fini, a Venezia (Ansa)
Il leader di An, Gianfranco Fini, a Venezia (Ansa)

IL MONITO DI FINI - Già prima della partenza dei due cortei era soprattutto sulla manifestazione nella capitale che si sono concentrate le attenzioni, per quella che il centrodestra considera un'iniziativa di parte e anti-israeliana. Il leader di An, Gianfranco Fini, intervenuto ai «Colloqui di Venezia», non ha mancato di sottolineare la presenza di due diverse sinistre e ha puntato il dito contro il corteo romano che «non è equidistante ma ostenta le cinture dei kamikaze che significa legittimare il terrorismo che ha colpito Madrid e Londra e potrebbe colpire anche l'Italia». Sulla questione israelo-palestinese - ha commentato Fini - «la sinistra massimalista dice inequivocabilmente che tutte le ragioni sono dalla parte palestinese. Qualcuno - ha aggiunto - arriva a dire addirittura che Israele deve scomparire». La manifestazione della sinistra moderata che sostiene due popoli due stati e la Road Map è, per Fini, di «apparente ragionevolezza e buon senso»: «tutto vero, tutto giusto - ha aggiunto -, ma la pace si fa in due. Israele la vuole perché è una democrazia, ma sia Hezbollah sia Hamas dimostrano con i loro comportamenti di non credere nella pace perché non riconoscono nemmeno l'esistenza di Israele».

LA POSIZIONE DEL PDCI - Respingono ogni critica i vertici del Pdci, che hanno voluto prendere parte proprio alla kermesse romana. L'eurodeputato Marco Rizzo, che ha sfilato con una kefiah sulle spalle, ha precisato che «siamo venuti qui per dire "Palestina libera", ma non siamo contro Israele». «Sono critico nei confronti del governo israeliano - ha invece detto il leader del partito, Oliviero Diliberto - ma non sono anti-israeliano, altrimenti quando criticavo Berlusconi cos'ero, anti-italiano?».
 
 
 
18 novembre 2006